Il Centro di prima accoglienza del Sert si trova in via San Giovanni Decollato, 4 ed è aperto dal lunedì al sabato dalle 9 alle 15.
nella foto: Il Centro di prima accoglienza del Sert si trova in via San Giovanni Decollato, 4 ed è aperto dal lunedì al sabato dalle 9 alle 15.
24 aprile 2014

Dipendenze, al Sert di Viterbo il racconto di chi lotta per guarire - VIDEO

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La sfida quotidiana di chi vittima della tossicodipendenza o del vizio del gioco tenta di rialzarsi. La storia di Francesco, giocatore incallito che al Sert di Viterbo trova l'aiuto di cui aveva bisogno. Un percorso lastricato di dubbi ma anche caratterizzato dalla forza necessaria per cambiare

Uscire dal tunnel della dipendenza da droga, alcool o gioco d’azzardo. Al Centro di prima accoglienza del Sert di Viterbo ogni giorno va in scena la sfida di chi con fatica e tenacia lotta contro i propri demoni. Tra questi, Francesco, 62 anni e un passato da giocatore incallito trascorso tra una sala gioco e l’altra.

«Tutto è cominciato circa quattro anni fa – ricorda l’uomo con una certa emozione -. Ero in pensione, non sapevo come occupare il tempo e ho cominciato con qualche piccola scommessa. A poco a poco sono precipitato in una spirale sempre più profonda. Non mi sono mai avvicinato ad una slot-machine ma per il resto ho giocato e scommesso su tutto».

Un’ossessione che gli fa dilapidare i risparmi di una vita. Passano due anni d’inferno e Francesco finalmente ha la forza di chiedere aiuto. Tramite il supporto degli anziani genitori, venuti a conoscenza della struttura, si rivolge al Sert di Viterbo. Un colloquio preliminare e poi l’inizio del percorso di riabilitazione.

«Era diventata una situazione insostenibile. I miei mi avevano lanciato più volte un ultimatum e sapevo che dovevo fare qualcosa anche se non sarebbe stato per niente facile – racconta Francesco -. Le prime volte che venivo qui continuavo a giocare di nascosto. È vero, provavo un senso di vergogna ma ero combattuto, cercavo di capire cosa fare».

La vicinanza con gli altri utenti lo conforta e per la prima volta si confronta con qualcuno che si trova in una situazione simile alla sua. «Qua sono nate belle amicizie basate su un rapporto sincero e leale – spiega Francesco-. Una parola gentile, un suggerimento da chi è già a metà del percorso, ti fa capire che tutto è possibile e che, se altri ce l’hanno fatta, allora c’è speranza anche per te».

Il rito quotidiano dell’analisi delle statistiche sportive lascia gradualmente spazio ad altre attività e con molta fatica nell’arco di due anni Francesco riesce a vincere la sua battaglia. «Ho cominciato a tenere occupata la mente. Accompagnare i nipotini al parco, leggere per il gusto di farlo, passare il tempo con chi mi vuole veramente bene, ha sostituito a poco a poco quel bisogno di giocare sempre e comunque».

Un ultimo pensiero corre ai giovani e al pericolo sempre più concreto di venire risucchiati in una spirale senza fine. «Purtroppo mi rendo conto che oggi è sempre più facile per i ragazzi venire a contatto con il mondo delle scommesse e del gioco d’azzardo – afferma con amarezza Francesco -. Ho visto una slot-machine addirittura all’interno di un’edicola. I ragazzi vanno tutelati, dobbiamo renderci che sono il nostro futuro e che non possiamo abbandonarli così».

Il Centro di prima accoglienza si trova in via San Giovanni Decollato, 4 ed è aperto dal lunedì al sabato dalle 9 alle 15. Per maggiori informazioni è possibile rivolgersi alla dottoressa Anna Rita Giaccone (334 6738215) oppure al dottor Luca Piras (329 6162836).