Viterbo, la Ausl fa rete per migliorare l'assistenza
Progetti ed esperienze a confronto nell'incontro con amministratori e volontari. Fra le novità, il Punto unico di accesso e la casa famiglia per disabili adulti
Una rete tra Ausl di Viterbo, amministrazioni comunali e volontariato con l’obiettivo di rendere l’assistenza sanitaria a misura d’uomo. Alla sala conferenze di Palazzo Gentili, lo scorso 13 dicembre a Viterbo, sono stati presentati nel corso del seminario “Esperienze e modelli per una integrazione sanitaria e socio sanitaria”, alcuni dei casi in cui questo network si concretizza.
Tra le novità più interessanti, il progetto Punto unico di accesso (Pua), pensato per offrire ai cittadini un’unica area di accesso multifunzionale dove poter organizzare i servizi socio-sanitari partendo da una più appropriata presa in carico del paziente. Dopo l’esperienza di Viterbo, uno sportello sarà operativo a breve anche ad Acquapendente.
«Il fare rete è un modello ormai irrinunciabile – afferma l’assessore comunale ai servizi sociali Fabrizio Fersini, presente all’incontro –. Oggi più che mai siamo spinti a collaborare su progetti che devono fornire proposte concrete per soddisfare le crescenti richieste di assistenza sanitaria che provengono dalla cittadinanza. Per questo il Comune di Viterbo intende rafforzare la sinergia con la Ausl».
Durante il seminario è stato inoltre presentato il progetto della casa famiglia per disabili adulti di Caprarola “Civico 130” che verrà ufficialmente inaugurata nel prossimo mese di gennaio. Gestita da Ausl e Comune, ospiterà sette persone e sarà aperta 24 ore al giorno. I pazienti verranno seguiti e assistiti da un’apposita équipe di medici, educatori ed operatori socio-sanitari.
«Nel corso della giornata – commenta Patrizia Chierchini, direttore sanitario della Ausl – abbiamo avuto modo di recepire importanti indicazioni per costruire programmi puntando sulla qualità dei servizi, sulla soddisfazione dei bisogni di salute degli utenti e su un utilizzo appropriato delle risorse a disposizione. Siamo ancor più convinti che mettere in circolo le esperienze in un’ottica di integrazione è il solo modo per programmare con appropriatezza progetti che badino alle necessità assistenziali dei cittadini».
A concludere l’incontro, la relazione del professor Giorgio Banchieri sulle linee guida della Siquas (Società italiana per la qualità dell’assistenza sanitaria), strumento utile di comparazione per il lavoro già svolto e da fare all’interno del territorio provinciale.