Gli interventi di chirurgia dei tumori maligni digestivi vengono accompagnati da un uso ridotto di antibiotici, sondini naso-gastrici, cateteri vescicali e drenaggi.
nella foto: Gli interventi di chirurgia dei tumori maligni digestivi vengono accompagnati da un uso ridotto di antibiotici, sondini naso-gastrici, cateteri vescicali e drenaggi.
31 ottobre 2014

Chirurgia del colon-retto, i vantaggi del percorso post-operatorio di Belcolle

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All'ospedale di Viterbo decorso post-operatorio ottimizzato per i malati con tumore al colon-retto. Macarone Palmieri, direttore Chirurgia Generale: «Mettiamo in discussione i dogmi del passatp a vantaggio della salute del paziente»

Un percorso terapeutico che mira ad ottimizzare il recupero post-operatorio dei pazienti sottoposti ad intervento chirurgico per tumore al colon o al retto.  L’unità di Chirurgia generale di Belcolle applica da alcuni anni una metodologia “fast track”, ovvero a “recupero veloce” per cercare di evitare complicazioni cardiovascolari e respiratorie successive all’operazione.

«Tutto quello che può essere semplificato, in chirurgia, deve essere fatto - afferma Raffaele Macarone Palmieri, direttore dell’unità operativa di Chirurgia generale di Belcolle -. «Gli interventi di chirurgia dei tumori maligni digestivi vengono ormai accompagnati da un uso ridotto di antibiotici, sondini naso-gastrici, cateteri vescicali e drenaggi».  

Le stesse fleboclisi vengono ridotte al minimo per evitare di sovraccaricare d’acqua il paziente operato. «In compenso non si digiuna più otto ore prima di entrare nel blocco operatorio e si può bere fino a due ore prima un liquido zuccherato o un succo di mirtillo» continua Macarone Palmieri.

I pazienti in genere vengono mobilizzati il giorno successivo avvalendosi, nei casi più impegnativi, dei terapisti per la riabilitazione e possono quasi immediatamente cominciare ad assumere alimenti liquidi se tollerati. «I cateteri vengono lasciati solo per la notte dell’intervento mentre i drenaggi solo per poche ore – spiega Macarone Palmieri -. «L’intero processo significa rimettere in discussione i dogmi della chirurgia del secolo scorso a vantaggio di un decorso operatorio più sicuro e veloce».

Un iter terapeutico che guarda ad un modello sanitario già presente in altre aree del mondo. «Da noi non esistono ancora strutture territoriali che possono in sicurezza prendere in carico il paziente subito dopo le dimissioni dall’ospedale, come avviene già per Stati Uniti e nord Europa – precisa Macarone Palmieri -. Tuttavia in un prossimo futuro continuando su questa strada potremo pensare di ridurre la durata del ricovero post-operatorio contribuendo al miglioramento del coordinamento delle cure».